La scuola Piemontese

La tradizione musicale dello Stato Sabaudo risale ai tempi antichi. In un registro della Tesoreria generale dei Savoia, viene riportato un pagamento delle prestazioni di “trompettes et vyollons de Vercey”, datato 1523, riferito a musicisti di provenienza vercellese.
Questa è la prima citazione in assoluto di un termine riferito al violino.

Nonostante ciò non vi è alcuna traccia di liutai per tutto il XVI secolo.
Il primo documento che ci parla di questa attività è datato 1647: compare Hans Angerer (italianizzato in Giovanni Angerero) come primo liutaio attivo in Piemonte probabilmente di origini tedesche come pure Henrico Casner (c. 1620–1701) (italianizzato in Enrico Catenar).

Infatti inizialmente le caratteristiche del suo lavoro furono molto vicine allo stile e ai metodi costruttivi tedeschi. Successivamente adottò uno stile più italiano, assumendo le caratteristiche di un altro liutaio operante in città e suo contemporaneo: Fabrizio Senta (1629–1681). Le linee tondeggianti di Senta, in particolare nelle “c” aperte e corte, sono state fonte di ispirazione per tutti i liutai piemontesi successivi.

Sempre a metà del XVII secolo, provenivano dalla Francia alcuni liutai portatori delle tecniche di produzione e dello stile ivi sviluppati. La liuteria francese non era stata impermeabile alle influenze italiane, cosicché alcuni bresciani e cremonesi si ritrovano anche nella prima liuteria torinese. Giuseppe Francesco Cappa ( – ) è da considerarsi il capostipite della scuola piemontese , più famosi sono i fratelli Gioacchino ( – ) e Goffredo Cappa (1644-1717), il primo ( o entrambi ) fu allievo di Nicola Amati.. Goffredo, partendo da una concezione ispirata ai modelli cremonesi egli seppe sviluppare uno stile originale per la forma della cassa e la voluta del riccio. Cappa non ebbe, però, allievi che ne proseguissero la bottega.

A Torino le figure di maggior spicco della prima metà del XVIII secolo furono Giovanni Francesco Celoniato (1676–1751), Giuseppe Celionato ( – ), Enrico e Francesco Catenari ( – ), Nicolò Giorgi (c. 1690–c. 1745) e Giovanni Battista Genova (1740–1770). A questi va aggiunto Spirito Sorsona (1690-1739), attivo a Cuneo. Anche nel caso di questi liutai il carattere stilistico più evidente è la tendenza ad utilizzare metodi e modelli costruttivi francesi distaccandosi dalla tradizione italiana, che quasi ovunque si appoggiava sulle linee dettate dalla liuteria cremonese.

Nell’ autunno del 1771 giunse a Torino il più importante liutaio che operò in Piemonte, Giovanni Battista Guadagnini (1711–1786), oggi considerato l’anello di congiunzione tra la liuteria classica cremonese e quella poi formatasi in seguito in Piemonte. Egli fu il maggior liutaio del suo tempo ed ebbe la possibilità di lavorare a modelli e forme di Antonio Stradivari. Il suo stile è caratterizzato da una forza straordinaria non sempre temperata dalla finezza dei particolari. Il modello, l’impostazione delle bombature, la forma della voluta del riccio, il particolare modo nel quale sono rifiniti i bordi degli strumenti lungo tutto il contorno, ed in particolare nelle punte, mettono in evidenza il suo metodo di lavorare.

La scuola fu continuata a Torino dopo la sua scomparsa nel 1786 dai suoi discendenti Carlo e Gaetano. Nella seconda metà dell’800 e nel primo novecento, dopo il declino della scuola cremonese, la scuola piemontese, diverrà la scuola italiana più importante con nomi come Giovanni Francesco Pressenda (1777–1854) e il suo allievo Giuseppe Rocca (1807–1865). Pressenda lavorò ad Alba, Carmagnola e dal 1820 a Torino . La sua fu una rielaborazione dei modelli di Stradivari e di Guarneri.

Alla morte di Pressenda la sua attività e i suoi modelli furono rilevati da Benedetto Goffredo detto Rinaldi (1822–1888). Questi produsse strumenti sul modello del maestro, così come i suoi allievi, Romano Marengo Rinaldi (1866–1935) , Annibale Fagnola (1865–1939) e Carlo Giuseppe Oddone (1866–1935) che si ispirò ai modelli Rocca, presso il quale lavorò Enrico Marchetti (1855-1930), che si orientò su modelli ispirati a Guadagnini.

Allievo di grande talento del Marchetti ed autore di pregevoli strumenti fu Anselmo Curletto (1888–1973) . Altri allievi del Pressenda sono, Alessandro d’Espine (1782–1855), Enrico Clodoveo Melegari (1835–1895). Meno importante l’opera di Giovanni Bussone ( -1874).
Notevole la produzione di Evasio Emilio Guerra (1880–1956) allievo del Fagnola. Altri importanti nomi sono Celeste Farotti (1864–1928) e Arnaldo Morano (1911–2007).

Un ringraziamento speciale a “ Tarisio “ https://tarisio.com/
( New York – London ) che ci ha permesso di utilizzare il suo stupendo archivio fotografico.
Thanks so much Tarisio